In Val d’Orcia...

Pienza PIENZA
Il centro di Pienza fu interamente ridisegnato in epoca rinascimentale per volere di Pio II. Nato in questa cittadina nel 1405, quando era ancora chiamata Corsignano, Ene Silvio Piccolomini fu famoso umanista e filosofo. Salito al soglio pontificio nel 1458, decise di commissionare nuovi edifici per Corsignano e di ribattezzarla Pienza, in proprio onore. Pensò di traformare il luogo natio in un tipico modello di città rinascimentale, ma il grandioso schema no andò oltre pochi edifici intorno a piazza Pio II. L’architetto Rossellino ricevette l’incarico di costruire il Duomo, il Palazzo papale e il Municipio, che furono tutti completati nel giro di tre anni. In seguito Rossellino fu accusato di appropriazione indebita dei fondi papali, ma Pio II lo perdonò, soddisfatto delle sue costruzioni.
Vicino a Pienza sorge l’isolato monastero di Sant’Anna in Camprena, con magnific affreschi di Sodomia. Fu fondato nel XIII secolo, ma l’edificio attuale risale al XVI secolo.

Duomo
Costruito da Rossellino nel 1459, il Duomo soffre di un cedimento del terreno all’estremità est che ha causato crepe nei muri e una vistosa apertura nel pavimento della navata principale. Questo però nulla toglie alle sue spendide proporzioni classiche; la chiesa è inondata di luce che filtra dalle grandi vetrate policrome volute da Pio II, il quale desiderava farne una “domus vitrea”, a simbolo dell’apertura intellettuale dell’età umanistica.

Palazzo Piccolomini Il palazzo, che sorge accanto al Duomo, è stato residenza dei discendenti di Pio II fino al 1968. Nel suo progetto Rossellino si ispirò a Palazzo Rucellai, edificato a Firenze da Leon Battista Alberti. Gli appartamenti aperti al pubblico includono la stanza da letto e la biblioteca di Pio II, nelle quali sono visibili i suoi oggetti personali. Il cortile del palazzo è circondato da un proticato con una loggia su tre livelli che dà sul giardino e offre un bel panorama della Val d’Orcia e sul monte Amiata.

Pieve di Corsignano Papa Pio II fu battezzato in questa piccola pieve romanica dell’XI secolo. Ha un’inconsueta torre rotonda e un portale decorato con motivi floreali. Verso sud una strada a saliscendi tra i colli porta al borgo fortificato di Monticchiello, che conserva vari edifici medievali, la rocca con lunghi tratti delle mura e la chiesa duecentesca dei Santi Leonardo e Cristoforo con interessanti resti di affreschi.
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Monticchiello IL TEATRO POVERO DI MONTICCHIELLO
Ogni anno, dal 1967, l’antico borgo di Monticchiello si trasforma in un palcoscenico assolutamente originale; la comunità mette in scena se stessa attraverso una rappresentazione teatrale che Giorgio Strehler defini “autodramma”. Qui il teatro è nato in piazza e proprio la piazza, che del borgo rappresenta il centro anche ideale, ospita d’estate gli spettacoli “ideati, scritti e realizzati dalla gente di Monticchiello”.
I temi affrontati hanno come sfondo le vicende attuali della comunità ed il loro radicarsi nel passato: la cultura contadina, per secoli maestra di vita, spazzata via dall’incedere del progresso, le guerre, vecchie e nuove, con le loro devastazioni, i falsi miti rincorsi e mai raggiunti. Raccontarsi per comprendere se stessi e gli altri, per tentare di capire come vanno le cose del mondo.
A Monticchiello il teatro è anche identità, testimonianza, impegno civile e, grazie al fermento culturale che lo accompagna (iniziative collaterali, mostre, convegni, giornate di studio) costituisce un grande strumento di aggregazione sociale per gli abitanti e gli affezionati frequentatori. Durante i mesi invernali, si dibatte il tema da affrontare e si iniziano a preparare i testi e le scene. Più tardi, in piazza, durante le prove estive, le idee prenderanno forma e i contenuti si consolideranno. Nasce così, giorno dopo giorno, la proposta del Teatro Povero.
Da fine luglio a metà agosto, tutte le sere per tre settimane si va in scena.
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BAGNO VIGNONI
Questo piccolo centro termale consiste in poceh case costruite intorno a una vasta piazza al cui centro sorge una grande vasca di pietra, circondata da un portico. Costruita durante il dominio dei Medici, la vasca è piena di acque solforose che salgono in superficie da una sorgente sotterranea di origine vulcanica. Le qualità salutari di queste acque sono rinomate sin dal tempo degli antichi romani e, secondo la leggenda, molte e importanti persone hanno cercato rimedio ai loro mali in questa piscina, inclusi Santa Caterina e Lorenzo de’ Medici. Oggi non è più possibile bagnarsi in questa vasca, ma vale la pena di fare una puntatine in questa cittadina per ammirarne l’architettura. Piscine termali sono a disposizione nella cittadina.
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CASTIGLIONE D'ORCIA
Castiglione d’Orcia segna il confine tra la Val d’Orcia e le foreste del Monte Amiata. Antico possedimento degli Aldobrandeschi, è stata contesa nel Trecento tra i Salimbeni e Siena. Centro del borgo è la piazza dedicata al pittore e scultore Lorenzo di Pietro detto Il Vecchietta, che ha al centro un pozzo in travertino del 1618 e sulla quale si affaccia il Palazzo Comunale. Notevoli le chiese di Santa Maria Maddalena, e dei Santi Stefano e Degna. Dominano il centro i resti della Rocca Aldobrandesca e la magnifica Rocca a Tentennano.

Nella frazione di Rocca d'Orcia si trovano la Pieve di San Simeone (secolo XIII), e le chiese della Compagnia di San Sebastiano e della Madonna del Palazzo, oggi trasformata in abitazione.

Tra le frazioni del Comune troviamo Vivo d’Orcia, meta di villeggiatura al margine delle faggete dell’Amiata. A poca distanza dal centro è l’ Eremo del Vivo (o “ Contea ”), un palazzo di forme tardorinascimentali progettato da Antonio da Sangallo il giovane. Dalle sorgenti dell’acquedotto del Vivo, che rifornisce Siena e la Val di Chiana, una salita tra faggi e castagni porta alla chiesetta dell’ Ermicciolo e ai caratteristici “ seccatoi ” o meglio, secondo alcuni esperti, il primo nucleo abitativo di Vivo d’Orcia.

Da visitare inoltre il centro storico di Campiglia d’Orcia che ha mantenuto i caratteri medievali con suggestivi vicoli, strette scalinate di collegamento e percorsi coperti. Nelle vicinanze del borgo sono visibili i resti della torre di Campigliola.
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Montalcino MONTALCINO
A renderla celebre il Brunello, uno dei migliori vini rossi del mondo. Ma Montalcino è anche una magnifica città d’arte, che domina dall’alto del suo colle i 3000 ettari di vigneti (1500 dei quali a Brunello) che le hanno dato fama e ricchezza.

A cavallo tra i bacini dell’ Ombrone e dell’ Orcia, il centro è sorvegliato dalla Rocca costruita nel 1361 per suggellare l’entrata di Montalcino nei possedimenti di Siena. Insieme alla Rocca, simboleggia Montalcino la snella torre del Palazzo Comunale, eretto tra il Due e il Trecento. Ai suoi piedi sono la Piazza del Popolo e la Loggia gotica.

Nel centro storico meritano una visita anche le chiese di Sant’Agostino e Sant’Egidio (XIV secolo) e il Museo Civico e Diocesano che conserva pitture e sculture dal ‘300 al ‘900 e terrecotte robbiane.

Delle tortuose strade tra i vigneti portano a Torrenieri, Sant’Angelo in Colle e Poggio alle Mura. Da Castelnuovo dell’Abate si raggiunge l’abbazia di Sant’Antimo, uno dei capolavori del romanico in Italia.

Sant’Antimo
La bellezza di quest’abbazia, che ha ispirato poeti e pittori, incanta ancora i suoi visitatori. Costruita in travertino con venature dorate, l’abbazia si staglia contro le colline ammantate di alberi della valle dello Starcia. Il nucleo più antico della chiesa risale al IX secolo, ma gli abitanti del luogo sostengon che sia stata fondata dall’imperatore Carlo Magno nel 781. La parte principale dell’edificio fu costruita nel 1118 in stile franco-romanico e l’esterno è decorato da arcate cieche scolpite con i simboli dei quattro Evangelisti. L’interno, sempre in travertino, ha una luminosità tutta particolare, che cambia con l’ora e la stagione. I capitelli della navata sono scolpiti a disegni geometrici, vegetali e con scene bibliche; tra le antiche mura echeggia la registrazione di canti sacri, che crea un’atmosfera un po’ soprannaturale. Durante la Messa domenicale i monaci agostiniani, che si occupano della chiesa, intonano canti gregoriani. Nei mesi di luglio e agosto vi si tengono regolarmente concerti d’organo.

RADICOFANI
Sul confine meridionale della Val d’Orcia veglia una delle più imponenti fortezze della Toscana, che ha controllato per secoli il confine tra il Granducato di Toscana e lo Stato Pontificio. Anche se il sito è stato utilizzato da Etruschi e Romani, la fortezza è sorta poco prima del Mille, è stata più volte modificata, ed è stata rafforzata nel Cinquecento con dei bastioni capaci di resistere alle artiglierie.

La Torre, ricostruita nel Novecento, offre uno straordinario panorama sulla Val d’Orcia, l’Amiata, l’Appennino e i laghi Trasimeno e di Bolsena. Le chiese di San Pietro (secolo XIII) e Sant’Agata conservano una notevole raccolta di terrecotte robbiane e statue lignee. Il severo Palazzo Pretorio ospita oggi il Comune.

Sulla vecchia Via Cassia è il Palazzo della Posta, una villa medicea trasformata in dogana e in albergo che ha ospitato molti viaggiatori illustri. Una strada che serpeggia tra i calanchi porta al borgo medievale di Contignano.
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SAN QUIRICO D'ORCIA
Sul confine settentrionale della valle, San Quirico d’Orcia si è sviluppata intorno al villaggio medievale di Osenna, è entrata nel 1256 nei possedimenti di Siena e conserva la sua struttura urbanistica medievale.

Nel centro, chiuso da una cinta di mura, si visitano la Collegiata dei Santi Quirico e Giulitta con i suoi magnifici portali romanico-gotici, la chiesa della Misericordia, il Palazzo Pretorio, il Palazzo Chigi e Santa Maria di Vitaleta. Gli Horti Leonini, un giardino del XVI secolo, dalle siepi sagomate, ideato come rifugio per pellegrini e viaggiatori, ma adesso usato come giardino pubblico con esposizioni di scultura contemporanea nei mesi estivi. Completano l’itinerario la chiesa di Santa Maria Assunta, il Giardino delle Rose e l’antico Ospedale della Scala.

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